VENEZIA | Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti Palazzo Loredan | 8 febbraio – 19 aprile 2015
Intervista a FRANCESCA GIUBILEI di Matteo Galbiati
Il 2015 è stato proclamato l’Anno Internazionale della Luce e, in concomitanza con questa occasione, ha aperto a Venezia la mostra Within light / Inside glass. Un’intersezione tra arte e scienza, che propone un’interessante commistione di linguaggi che, tra arte e scienza, tra installazioni e design, propongono inattesi dialoghi tra il vetro e la luce.
Ci guida ad un approfondimento su questa esposizione Francesca Giubilei che, con Rosa Barovier Mentasti, ne è curatrice:
Ci racconti come è nata questa mostra e su che presupposti si fonda?
La mostra nasce da un’idea di Antonio Pires de Matos, professore dell’Università di Lisbona e fondatore di VICARTE, unità di ricerca sul vetro e le sue applicazioni artistiche. La mostra ha l’obiettivo di farne conoscere le attività e presentare al pubblico, seppur in modo semplificato e divulgativo, come le ricerche scientifiche nel campo della fisica e chimica applicata al vetro possano trovare degli utilizzi interessanti anche nelle arti, design e architettura. In questo centro di ricerca, unico al mondo, si formano professionisti capaci di confrontarsi con il materiale sia dal punto di vista tecnico sia da quello creativo. L’arte contemporanea è un linguaggio che si presta a veicolare molteplici messaggi. Abbiamo deciso di coinvolgere un gruppo di artisti internazionali, chiedendo loro di riflettere sulla relazione tra luce e vetro, soprattutto perché uno dei filoni di ricerca più interessanti per VICARTE è il vetro luminescente.
Questo tipo di vetro ha una particolare composizione chimica che gli permette di interagire in modo singolare con la luce, assumendo colorazioni particolari se colpito dalla luce ultravioletta.
Venezia e il vetro un binomio che pare ovvio e scontato. Quali elementi ha in più o in cosa si differenzia rispetto ad altre mostre dello stesso “genere”? Mi sembra che non vogliate indicare solamente il vetro quale soggetto principale…
In effetti, come in molti hanno già osservato, negli ultimi anni sembra sia in atto una “febbre” del vetro. A Venezia le iniziative e istituzioni che si occupano di vetro si sono moltiplicate. Devo dire che questo purtroppo non ha avuto grandi ricadute in termini di strategie produttive ed economiche per l’isola di Murano, che continua a combattere contro il mostro della crisi economica, ma soprattutto dell’incapacità di reinventarsi.
Within Light / Inside Glass non è una mostra di opere in vetro, né un’apologia sul vetro di Murano. È piuttosto una mostra d’arte in cui gli artisti usano vetro e luce come strumenti di un discorso che si apre anche a contatti con altre realtà, come quella della ricerca scientifica. La mostra parte da Venezia, ospitata nella prestigiosa sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ma poi si sposterà a Lisbona e probabilmente seguiranno altre tappe. Questo per sottolineare che nel progetto curatoriale non c’è nessun legame stereotipato con la realtà veneziana. Per altro c’è la presenza di solo due veneziani: l’artista Silvano Rubino, che produce le sue opere nelle fornaci muranesi e il maestro vetraio Cesare Toffolo, arcinoto per l’abilità della lavorazione a lume.
Fate esplicito riferimento anche ad un’intersezione tra arte e scienza, nello specifico, come avviene questo scambio? Come lo si deduce dalle opere presentate?
Parte degli artisti collaborano attivamente con VICARTE sviluppando la loro ricerca artistica all’interno dell’Università di Lisbona e occupandosi anche di contribuire alle ricerche scientifiche legate al materiale. Alcune delle opere in mostra sono il frutto dell’applicazione dei progressi scientifici nella produzione del vetro alla produzione artistica. Mi riferisco in particolare alle opere che vedono l’utilizzo del vetro luminescente. Inoltre alcuni degli artisti selezionati hanno un background formativo di tipo scientifico. Faccio solo due esempi: Alan Jaras, fotografo con un passato da microscopista e Eric Michel, artista della luce e ex matematico.
La mostra è poi arricchita da una piccola sezione scientifica, curata da VICARTE, con una serie di esperimenti interattivi che spiegano al visitatore i principi dell’ottica e della sua relazione con la luce, la composizione del vetro luminescente e la percezione dei colori.
Queste sono nozioni base che ogni artista deve conoscere per poter realizzare le sue opere, specie se queste utilizzano la luce e il vetro.
La mostra s’inserisce nel palinsesto di proposte ufficiali per l’Anno Internazionale della Luce. Quali tematiche toccate per sensibilizzare gli spettatori sull’importanza delle ricerche e degli sviluppi tecnologici, obiettivo di questa ricorrenza internazionale?
In mostra si possono osservare le innumerevoli possibilità offerte dalla luce artificiale e dalle tecnologie ad essa applicate. È per me interessante sottolineare come, grazie al progresso tecnologico e scientifico, la luce sia diventata un elemento autonomo di espressione artistica, quando nel passato aveva prevalentemente una funzione strumentale e ancillare alla rappresentazione simbolica o naturalistica.
Come testimoniano le opere di artisti contemporanei come Joseph Beuys, Dan Flavin, Bruce Nauman, Mario Merz, James Turrell, Olafur Eliasson, nel XX e XXI secolo la luce non è più solo una intuitiva, spontanea e mitica, ma anche intenzionale, assoluta e modulata dalle potenzialità tecnologiche e implicazioni sociali.
Parlando delle opere, queste sono state realizzate da quindici artisti, come avete individuato i loro nomi a fronte di un argomento – e delle relative tecniche – che vi avrebbe aperto infinite possibilità di scelta? Cosa avete privilegiato della loro ricerca?
Come sempre, attraverso lunghe ricerche e confronti reciproci. Abbiamo scelto artisti i cui lavori o percorso creativo testimoniassero un’attenzione all’indagine e un interesse per l’approccio scientifico/sperimentale. Devo dire che chi lavora con il vetro, anche solo in termini concettuali, non può prescindere dalla sua relazione con la luce.
Nella selezione abbiamo anche cercato di proporre uno spettro il più ampio possibile, ecco perché in mostra non si trovano solo opere in vetro, ma anche lavori che utilizzano altri materiali e forme espressive, pur nella coerenza dell’argomento che guida il progetto.
Non solo scultura vitrea come ci si potrebbe aspettare, quindi, ma una serie diversa di linguaggi. Come legge questa eterogeneità espressiva la spettatore? Come lo accompagnate nel percorso espositivo?
Il visitatore non si aspetta una mostra di opere in vetro. Il filo conduttore del discorso espositivo è l’interazione tra due elementi, due componenti del linguaggio artistico: vetro e luce e la loro capacità di creare ponti e passaggi tra ambiti apparentemente lontani, come quello artistico e quello scientifico. In mostra sono esposte opere multimediali, installazioni in vetro e specchio, ma anche fotografie e disegni. Ogni artista con il proprio linguaggio ha lavorato sul tema. Molti a dire il vero è da parecchio tempo che articolano il loro lavoro sull’interazione tra vetro e luce, come elementi privilegiati della loro ricerca. Penso per esempio al percorso artistico di Elisabeth Scherffigg, che da anni si concentra sulla documentazione a matita dei riflessi creati dalla luce quando incontra delle superfici vitree.
Il progetto è stato condiviso con Vicarte, l’unità di ricerca “Vetro e Ceramica per le Arti” con sede presso la Facoltà di Scienze e Tecnologia dell’Università Nuova di Lisbona, e l’istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti: come avete lavorato, su cosa vi siete confrontati e come sono intervenute le due Istituzioni?
Il progetto è stato ideato da VICARTE e accolto e condiviso dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti che lo ha ospitato.
Entrambe le Istituzioni si occupano di alta formazione e da anni lavorano per la promozione del vetro, seppur a titolo differente e con modalità complementari.
La mostra Within Light / Inside Glass è stata accolta da entrambi come l’occasione di presentare al pubblico i risultati concreti delle relazioni e degli scambi culturali tra istituzioni internazionali.
Nel tuo testo critico parli di “rapporto secolarizzato” tra arte e luce, ma quale evoluzione pensi si possa raggiungere nelle nuove ricerche? Prevale la tecnologia e/o rimane anche l’estro e la sapienza “artigianali”?
Una distinzione non ha senso cercarla. L’arte si muove in una zona di mezzo, scientifica e prescientifica. Ed è nella penombra delle possibilità e degli interrogativi, che vetro e luce si fondono insieme. Continuare a sottolineare e rimarcare il valore dell’artigianalità in contrapposizione all’evoluzione tecnologica, specie quando si parla di vetro, non credo sia la cosa più corretta da fare.
Con l’artista Richard Meitner è stato avviato anche un progetto collaterale alla mostra in collaborazione con Axo Light. In cosa consiste?
Abbiamo messo in contatto un’azienda e un artista con l’obiettivo di stimolare un confronto che potesse portare allo sviluppo di un progetto di design industriale, con l’applicazione al prodotto ideato delle conoscenze artistiche e scientifiche acquisite nel campo del vetro luminescente.
Axo Light è un’azienda italiana che si occupa di illuminazione e design della luce. Richard Meitner è un noto artista, che usa il vetro come principale materiale espressivo. Da questa collaborazione verrà ideata e poi prodotta una lampada/scultura dove vetro, luce e luminescenza interagiranno insieme.
Avete inaugurato da una settimana, quali sono state le prime reazioni, i primi riscontri?
Direi che la risposta è stata sorprendente. Nonostante la sovrabbondanza di iniziative culturali veneziane in qualche modo legate al vetro (nello stesso fine settimana ha riaperto il Museo del Vetro di Murano dopo i restauri, uno spazio privato ha inaugurato una mostra e la Fondazione Cini ha organizzato un convegno), il pubblico è molto interessato alla nostra proposta, credo soprattutto perché incuriosito dall’obiettivo dichiarato sin dal sottotitolo della mostra, ovvero l’intersezione tra arte e scienza.
Within light / Inside glass. Un’intersezione tra arte e scienza
a cura di Rosa Barovier Mentasti e Francesca Giubilei
ideata e promossa da Vicarte
organizzazione António Pires de Matos, Isabel Silveira Godinho e Andreia Ruivo
visual design +fortuna / Paola Fortuna
Artisti: Teresa Almeida, Mika Aoki, Enrico Tommaso De Paris, Armanda Duarte, Veronica Green, Alan Jaras, Anna-Lea Kopperi, Richard Meitner, Éric Michel, Diogo Navarro, Fernando Quintas, Silvano Rubino, Elisabeth Scherffig, Cesare Toffolo, Robert Wiley
8 febbraio – 19 aprile 2015
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Palazzo Loredan
Campo Santo Stefano, San Marco 2945, Venezia
Orario: tutti i giorni 10.00-17.00
Ingresso libero
Info: Istituto Veneto
+39 041 2407711