NEW YORK | Pulse New York | 3-6 marzo 2016
di ANTONIO D’AMICO
Grande fermento di idee, di suggestioni e soprattutto di addetti ai lavori e collezionisti che da tutto il mondo sono arrivati a New York in questi giorni per il lungo week-end dell’arte contemporanea.
Ho visitato PULSE, uno dei “giovani” e intriganti eventi fieristici collaterali di The Armory Show, dove, nonostante siano presenti soltanto due gallerie italiane, Antonio Colombo Arte Contemporanea e mc2 Gallery, tra gli stand si scorgono una serie di nomi significativi della nostra scena artistica nazionale.
Entrando in fiera balzavano subito agli occhi i preziosi animaletti e i teschi di swarovski di Nicola Bolla nello stand di Nohra Haime Gallery di New York. L’artista piemontese è stato protagonista anche delle proposte di una interessante galleria, la Galerie Italienne la quale, nonostante abbia una sede a Parigi, parla italiano e promuove l’arte italiana in Francia e tra poco lo farà anche a Londra dove sta per aprire un nuovo spazio, come ci racconta Alessandro Pron, italiano doc e proveniente da una famiglia di galleristi piemontesi. Si passa da un artista storicizzato come Giuseppe Gallo, figlio della gloriosa Scuola del Pastificio di San Lorenzo a Roma, alla giovane Cornelia Badelita, torinese ma di genitori rumeni che per realizzare le sue figure utilizza i timbri, una tecnica intrigante che stimola lo sguardo da lontano, mentre avvicinandosi si scopre il segreto della metamorfosi del segno.
Se un gallerista italiano porta nel mondo l’arte italiana, la Cynthia Corbett Gallery di Londra recluta artisti internazionali attraverso un premio biennale particolarmente attraente che merita attenzione. Del resto la finalità di un premio dev’essere quella di offrire un’ampia visibilità a quanti partecipano e vincono. Così è accaduto per il fotografo Fabiano Parisi che, da finalista del premio, si è ritrovato a New York tra gli artisti presentati a PULSE con due scatti fotografici che aprono suggestioni barocche e sposano il silenzio del tempo che passa e lascia un’impronta indelebile.
Aggirandosi tra gli stand non si poteva fare a meno di registrare tanta buona pittura e soprattutto tanto virtuosismo nel disegno. Non mancava un italiano “d’America” come l’iperrealista Nicola Verlato rappresentato dalla Gallery Poulsen di Copenhagen e Giuliano Sale, proposto da Antonio Colombo Arte Contemporanea, con un ciclo nuovo ricco di rimandi a Francis Bacon.
C’è però chi ha osato con originalità attraverso una proposta direi più “museale” che fieristica. La mc2 Gallery ha presentato ai visitatori due italiani, Renato D’Agostin e Gianluca Quaglia, in una “conversazione in nero”. Fotografie e intagli su carta, presenze e assenze di figure o immagini senza rimandi precisi, sono uno spaccato di vita intrigante che culmina nella possibilità di immergersi nella notte attraverso chili di coriandoli neri (confetti per gli americani!!) con i quali tutti hanno giocato, si sono fotografati e hanno sentito l’arte più vicina “a pelle”. Come si fa a resistere dal ritornare bambini e farsi un selfie tra i coriandoli?
Per finire, ho rivolto qualche domanda alla giovane e frizzante direttrice di PULSE, Helen Toomer:
In questa edizione sono presenti soltanto due gallerie italiane, mc2 Gallery e Antonio Colombo Arte Contemporanea. Cosa ne pensi dei loro progetti?
Si tratta di due proposte particolarmente interessanti diverse tra loro, anche se in entrambi i casi sono “conversazioni” tra due artisti. mc2 Gallery presenta Renato D’Agostin e Gianluca Quaglia con un punto di vista interattivo e contemporaneo, Antonio Colombo invece Giuliano Sale e Fred Stonehouse dove si avvertono molti riferimenti storici.
Nonostante ci siano soltanto due gallerie italiane, sono diversi gli artisti italiani presenti. Che valore ha la giovane arte italiana a New York? C’è qualche nome che si è distinto in questi ultimi anni?
New York è un “global hub” e qui è meno rilevante l’identità nazionale e la provenienza di un artista. Penso che la condizione fondamentale sia creare nuove conversazioni sul modo di fare arte, dove il protagonista non deve essere il background dell’artista, bensì il suo linguaggio.
Mi piace molto il lavoro di Davide Zucco. Ho seguito con piacere la sua evoluzione nel corso degli ultimi anni, soprattutto adesso che vive qui a New York.
Qual’è il futuro di PULSE New York?
Siamo conosciuti per la nostra attenzione nel presentare una vasta panoramica del mercato dell’arte contemporanea e in futuro puntiamo su una maggiore internazionalizzazione, presentando una coralità di voci più ampia. Il futuro è luminoso.
Pulse New York
3-6 marzo 2016
The Metropolitan Pavillion
125W 18th Steet, New York
Info: www.pulse-art.com