MILANO | Fondazione Luigi Rovati | Dal 7 settembre 2022
di MATTEO GALBIATI
A tre mesi dalla sua inaugurazione scriviamo anche noi della Fondazione Luigi Rovati, nuovo spazio museale ed espositivo nel cuore di Milano, non per una mancanza o un ritardo, ma per l’espressa volontà di rimarcare l’eccezionalità di questa apertura, per tornare, in un momento in cui non si affollano gli interventi e le comunicazioni, a parlare di un luogo che è destinato a diventare punto di riferimento per la cultura milanese (e non solo) e, così, vogliamo sottolineare non solo la bellezza di questo spazio, recuperato e rinato, ma anche del senso della sua visione e della sua proposta. Ricca ed articolata fin da questi suoi primi mesi di apertura.
La Fondazione, intitolata a Luigi Rovati (1928-2019), viene istituita nel 2016 e già dai suoi inizi ha sempre tenuto al centro del proprio operare i valori di un mecenatismo e di un collezionismo etici i cui risvolti si devono riflettere e devono ritornare alla collettività, al suo progresso socio-culturale e a un suo generale arricchimento virtuoso. L’amore per l’arte antica e contemporanea è confluita ora in un elegante palazzo milanese che, affacciato sulla quinta elegante di Corso Venezia, diventa il tempio di questo modo di intendere il rapporto con la cultura e la società alla quale si appartiene.
Preservata la facciata, gli interni sono stati rivisti secondo le necessità espositive e di conservazione e per tutte le altre attività in cui si vuole impegnare la Fondazione secondo una riqualificazione e ri-modellazione degli ambienti meticolosamente eseguita da MCA – Mario Cucinella Architects. Ripristinati con restauro conservativo alcune parti mentre, rispettando l’identità storica del palazzo e la sua eleganza, soprattutto negli ambienti del piano nobile, il resto della struttura riflette i bisogni necessari a un versatile e moderno spazio espositivo e museale, aggiornato e strutturalmente efficiente. La hall, una vera e propria piazza di accesso, è il luogo di transito verso tutti gli ambienti principali dell’edificio e sullo sfondo fa bella mostra di sé il curassimo giardino che rimette al centro l’identità delle specie arboree originali.
Quello che sorprende e lascia stupiti è il meraviglioso Piano Ipogeo dove trovano ospitalità le collezioni etrusche e archeologiche: pietre e cupole evocano l’ambientazione di una necropoli resa calda e contemporanea da un uso sapiente dei materiali che restano accoglienti, “caldi” e non affaticano mai lo sguardo. La luce controllata e misurata fa risaltare i pezzi e, secondo una “fluidità” connotante si ammira quello che non ci si aspetta: tempi passati si fondono con epoche più recenti; antichità, modernità e contemporaneità si incontrano e allora tra i reperti fanno capolino capolavori di Lucio Fontana, William Kentridge, Alberto Giacometti, Arturo Martini, Pablo Picasso a raccontare che, in fondo, la visione dell’uomo, l’essenza del suo sguardo, le modalità delle sue “storie” sono strettamente legate da un invisibile filo rosso che le avvicina attraverso i secoli. Nulla è stonato e tutto torna e si spiega teca dopo teca, scaffale dopo scaffale e, se non bastasse, in alcuni casi interviene la tecnologia ad “aiutare” il visitatore a leggere le scritte, a scoprirle, a osservare in modo interattivo l’oggetto esposto.
L’impostazione studiata e data al percorso museale favorisce l’indagine, avvalora l’approfondimento, non stanca e non annoia, perché la bellezza dei singoli allestimenti cerca la curiosità di chi guarda, non appesantisce o, peggio, annoia. Così gli oltre 250 capolavori della raccolta si conquistano uno dopo l’altro, uno per uno.
Al Piano Nobile, senza mutare la coerenza dell’intervento, si cambia registro e si ritrovano gli ambienti settecenteschi (anche in questo caso restaurati o ricostituiti in una rispettosa chiave contemporanea) ariosi e luminosi. Sale diverse, ricche, connotate una in maniera diversa e singolare dall’altra, proseguono la dialettica tra la parte archeologica e la collezione contemporanea mostrando assetti che saranno, poi nel tempo, modificati a rimarcare la specificità mutante della Fondazione che vuole alternare il proprio patrimonio per mantenere una vitalità tesa a suscitare curiosità e voglia di farsi rivedere. Anche qui si leggono nomi di prim’ordine: Giorgio de Chirico, Augusto Guido Gatti, Diego Giacometti, Paolo Gioli, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Andy Warhol.
Ogni sala, con la sua caratterizzazione, vuole essere una sollecitazione prolungata, tesa ad una rilettura che si sposta temporalmente sempre in modo elastico, ma senza scossoni o sbalzi, seguendo l’indirizzo dato da una regia che, attenta e colta, attiva idee e pensieri, stimola riflessioni in un’incessante, ma mai ridondante o teatrale, esperienza culturale che sa diventare anche emotiva.
Non mancano poi sezioni che prevedono mostre temporanee: secondo questo scopo sono stati concepiti e strutturati lo Spazio Bianco al primo piano (ora con la mostra Il lampadario di Cortona. Dal collezionismo delle origini alle raccolte contemporanee prima con la La vulnerabilità delle cose preziose di Sabrina Mezzaqui) e il Padiglione nel giardino (ora con la mostra La figura di Luigi Rovati. Genesi della scultura di Giuseppe Ducrot prima aveva ospitato Fondazione Luigi Rovati: il cantiere e il processo a cura del comitato scientifico).
Come si conviene ad un’istituzione di questo tipo non mancano un ristorante, un caffe-bistrot e un bookshop estremamente curati, ma grande spazio è stato dato alla biblioteca, ai laboratori per bambini, alla sala conferenza perché Fondazione Luigi Rovati, come abbiamo detto, non punta solo ad essere scrigno di un’esposizione permanente, ma vuole soprattutto essere centro vitale che ha come fine prioritario quello della diffusione della cultura e il sostegno allo studio e alla ricerca.
Consigliamo vivamente la visita alla Fondazione (o meglio le visite perché sia un appuntamento fisso ripetuto e iterato seguendo il palinsesto di una programmazione ricca e ambiziosa sia di mostre che di conferenze tematiche e incontri), perché è il luogo che non ci si immagina. Un luogo che, se visto, si è orgogliosi di “possedere” nella propria esperienza.
Fondazione Luigi Rovati
presidente Onorario Lucio Rovati
soci Fondatori Giovanna Forlanelli, Lucio Rovati, Lucrezia Rovati
presidente Giovanna Forlanelli
comitato scientifico: presidente Giovanna Forlanelli; coordinatore Salvatore Settis;
componenti Mario Abis, Martina Corgnati, Mario Cucinella, Giuseppe Sassatelli, Annalisa Zanni
consiglio d’Amministrazione Lucio Rovati (Presidente Onorario); Giovanna Forlanelli (Presidente); Anne Boulanger, Monica De Paoli, Sofia Elena Rovati, Andrea Silvestri
collegio dei revisori Marco Bracchetti, Roberto Luigi Maria Bracchetti, Carmelo Cantiere
direttore Monica Loffredo
conservatore Giulio Paolucci
segreteria generale Sofia Caputo
ufficio mostre e collezioni Benedikte Vefling, Elena Belgiovine
comunicazione e stampa Benedetta Marchesi, Claudia Ratti (Clarart)
biblioteca e archivio Francesca Gualtieri, Mauro Ceolin
editoria, progetti speciali e shop museale Johan & Levi editore
ufficio tecnico Piergiuseppe Fontana, Mirko Galli, Daniele Ferrini
amministrazione Elena Iannazzone
main partner FIDIM s.r.l.
Dal 7 settembre
Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52, Milano
Orari: da mercoledì a domenica 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.009; Pasquetta, 24 e 31 dicembre ore 10.00-15.00; chiuso lunedì e martedì, 1 gennaio, Pasqua, 25 aprile, 1 maggio, 25 dicembre; gruppi e scolaresche ingresso privilegiato: mercoledì, giovedì, venerdì ore 10.00-13.0, per i gruppi scolastici e i gruppi di adulti (dalle 6 persone) è obbligatoria la prenotazione: prenotazioni@fondazioneluigirovati.org
Ingresso intero €16.00; ridotto €12.00; giovani €8.00; famiglia €30.00; gratuito bambini fino a 10 anni, visitatori con disabilità con un accompagnatore, possessori della Membership Card Collezione Peggy Guggenheim e Amico di Palazzo Strozzi Card
Info: +39 02 38273001
info@fondazioneluigirovati.org
www.fondazioneluigirovati.org