MILANO | Galleria Gruppo Credito Valtellinese | Prorogata al 20 gennaio 2018
di MATTEO GALBIATI
La Galleria Gruppo Credito Valtellinese ha scelto di avviare la propria stagione espositiva giocando d’anticipo rispetto ad un’importante ricorrenza che si celebrerà il prossimo anno – il cinquantesimo anniversario del Sessantotto – presentando la mostra intitolata Arte ribelle. 1968-1978 Artisti e gruppi dal Sessantotto (recentemente prorogata al 20 gennaio) con cui, in una parata di opere che presentano artisti attivi tra Roma e Milano, i due poli di rifermento per il fermento sociale e culturale all’epoca nel nostro paese, si raccontano e si rivalutano – anche criticamente – le varie e diversificate esperienze espressive che, al tempo, si sono accostate alle proteste e alle rivendicazioni che hanno animato quel periodo.
Nell’ampio spazio, lasciato aperto e liberamente percorribile, della galleria si susseguono in modo “chiassoso” materiali diversi, dalle stampe ai dipinti, dalle sculture alla grafica, dai disegni alle fotografie, dalla testimonianza delle performance agli interventi ambientali, che, nell’insieme, aiutano a rievocare quel coro rutilante di voci con cui si suggellavano le idee di rivolta politica, di desiderio rivoluzionario e di aspirazioni libertarie. Quando l’arte scendeva in piazza, e qui incontrava la spontanea tensione della “folla”, del “popolo”, si poteva osservare un’interessante commistione e un confronto diretto e vivo tra codici differenti, “alti” e “bassi”, che univano un’élite intellettuale alle voci dettate dalle grandi masse.
Questa mostra illustra efficacemente questo diverso approccio, questi orientamenti differenti, che emergono in modo chiaro – quand’anche si corra il rischio di “confondere” lo sguardo, ma resta una lettura a posteriori della storia data dal nostro sguardo attuale – dalle storie degli artisti presenti, di chi, affermatosi o rimasto nelle retrovie del sistema, ha condiviso allora, attraverso il proprio lavoro, il fervore del suo tempo. Con spunti e visioni variegate, quindi, abbiamo modo di cogliere gli echi di quella irrequietezza che ha agito come motore della ribellione che dai giovani si estese a masse eterogenee di persone, abbracciando un’ampia porzione della popolazione.
Il discrimine di questo interessante progetto espositivo, del resto dichiarato consapevolmente dallo stesso curatore Marco Meneguzzo, non è certo quello di esaudire completamente con un’analisi artistico-culturale la complessità di un’epoca tumultuosa e intensa, ma di osservare una traccia, di dare una testimonianza di quanto, per alcuni visionari, l’arte potesse appoggiare e sostenere la volontà di attuare cambiamenti in ambito sociale, politico, economico. La scelta critica, quindi, ci presenta autori che hanno in comune proprio l’attuazione propagandistica della loro espressione artistica, ovvero quegli artisti che, in virtù di un rinnovamento del linguaggio e delle loro operatività artistiche ed estetiche, hanno portato la propria individuale esperienza a “scendere in piazza”, a farsi concretamente militante.
Per questo motivo non deve stupire l’assenza di importanti nomi che, pur essendo tra gli innovatori dell’arte di quegli anni, non hanno mai esteso ad una scelta di campo attiva il loro fare, ma hanno mantenuto il loro percorso artistico solo su un piano “intellettuale”, in una continuità tra il prima e il dopo di quelle date fatidiche. Nemmeno si presenta, in questa occasione, chi, in ambito culturale-intellettuale, ha indirizzato le proprie energie alla protesta attiva, al ruolo diretto in ambito politico-sociale e non ha dato ulteriore corso al suo singolare bagaglio linguistico e alle sue esperienze artistiche, dismettendo le vesti di artista e interrompendo la produzione delle proprie opere.
Le ottanta opere, accompagnate da un ricco repertorio di documenti illustrati e di testimonianze fotografiche e documentarie, senza gerarchie precostituite, assolvono il compito di riassumere e condensare una complessa stagione che ha scritto la storia di un’epoca importante e intensa della storia contemporanea, le cui molte eredità vivono, e hanno determinato, il nostro presente. Una mostra, per questo, da visitare con la consapevolezza che il tempo ha reso oggi, ai nostri occhi, quasi anacronistico il tema di quelle rivendicazioni, le nostre abitudini e il nostro sistema attuale hanno, chiaramente, smussando i contorni dei modi di “protestare” e “contestare” di allora (se non gli stessi motivi di protesta). Modi che devono, però, affermare ancora il valore di quelle voci che non temevano di farsi sentire e di lottare per quello in cui, sinceramente ed onestamente, si credeva.
Arte ribelle. 1968-1978 Artisti e gruppi dal Sessantotto
a cura di Marco Meneguzzo
mostra prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
catalogo con saggi di Marco Meneguzzo e Alberto Saibene, Enrico Morteo, Francesca Caputo, Matteo Guarnaccia
Prorogata al 20 gennaio 2018
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Corso Magenta 59, Milano
Orari: da martedì a venerdì 13.30-19.30; sabato 15.00-19.00; chiuso domenica e lunedì (da martedì 12 dicembre: da martedì a venerdì 16.00-19.30; chiuso sabato, domenica, lunedì, 24, 25, 26 dicembre e 1 gennaio)
Ingresso libero
Info: galleriearte@creval.it
www.creval.it