LECCO | Palazzo delle Paure | Fino al 3 marzo 2024
di NICOLETTA BIGLIETTI
Amore e possesso. Lati opposti, ma troppe volte vicini, di una stessa pagina che riporta alla mente le più cupe vicende della nostra contemporaneità, tempo in cui l’“altro” – il compagno, la moglie, il figlio o l’amica sia – è troppo spesso percepito come una proprietà.
Come una “cosa” che a qualcuno appartiene. E non come un dono di cui essere grati.
È l’immagine di un figlio “sacrificato dal padre in nome di un amore” il perno attorno a cui ruota la quinta edizione di Capolavori per Lecco – evento che offre un’occasione d’incontro con il mistero della Salvezza attraverso le bellezze dei capolavori dell’arte italiana – quest’anno intitolato Il mistero del Padre. Il segno di Michelangelo.
La paternità, l’amore e il possesso si prefigurano come uno sguardo nuovo sul Natale; su quel momento che tradizionalmente è correlato all’idea di maternità delle Vergine Maria, ma che ora è affiancato al ruolo del Padre, figura cardine del mistero dell’incarnazione che oggi vive una fase di transizione, nel limbo dell’essere “l’amico” o l’autorità. Una figura sulla quale la religione ha più volte riflettuto, sin dall’episodio narrato nel primo libro della Bibbia, la Genesi.
È infatti nel capitolo 22 che è narrata la vicenda di Abramo e Isacco, episodio-ponte tra il mistero del Natale e quello della Pasqua, perché Gesù Cristo che nasce a Betlemme è il nuovo Isacco. È colui che dopo aver sacrificato il suo “essere Figlio”, diventa Uomo.
La vicenda di Abramo e Isacco affonda, però, le radici in un rapporto di fiducia con Dio, quel Dio che aveva permesso al patriarca e alla moglie – ormai pluricentenari – di diventare genitori; ed è proprio in nome di quella fiducia che Dio chiede ad Abramo in sacrificio suo figlio. Una richiesta che non deve destare scalpore: al tempo, infatti, le religioni antiche praticavano i sacrifici umani come offerta alla divinità – atti condannati dall’ebraismo che si “limitava” a offrire animali in segno di riconoscenza a Dio.
E così Abramo esegue l’ordine. Chiama a sé “il ragazzo” e insieme salgono sulla montagna.
Il fanciullo inizia a sospettare qualcosa, ma ubbidisce. Tutto è pronto. Il padre sta per scagliarsi sul figlio quando – secondo le scritture – un angelo blocca la mano di Abramo e dice lui di “non fare del male al ragazzo”. L’uomo alza lo sguardo e vede che un montone è pronto per essere sacrificato.
È allora che si comprende cosa Dio intendesse realmente comunicare ad Abramo: quel figlio, Isacco – che tu hai atteso per tanto tempo e che finalmente hai avuto – non è una tua proprietà. Non è “Tuo”.
Un figlio non “è” dei genitori, è sì cresciuto dai genitori, ma non è una proprietà degli stessi. C’è ovviamente un momento nella crescita di un figlio in cui l’amore dei genitori passa anche attraverso dei moniti, dei divieti e un’“educazione direttiva”. Ma c’è poi il distacco, un necessario distacco, che permetta al figlio di crescere e diventare adulto.
Un aspetto che tanto si coglie nel racconto biblico, quanto nel disegno realizzato da Michelangelo presente in mostra: qui la tensione dei corpi amplifica la portata drammatica della scena e tesse la trama della riflessione su cui poggia l’intera mostra.
Il disegno – realizzato intorno al 1530 – presenta una duplicità di immagine: è stato, infatti, solo grazie al restauro del 2017 che – rimuovendo il contro fondo – si è scoperto sul verso del foglio un rapido e potente schizzo a matita nera, realizzato dall’artista “girando il foglio”. L’immagine del Sacrificio d’Isacco – pur non essendo uno studio propedeutico per la realizzazione di opere con tale soggetto – fu ripresa da artisti successivi al Maestro.
Un pathos e una carica emotiva che sono presenti anche nelle altre tre opere esposte: dalla seicentesca tela del Sacrificio di Isacco dipinta da Giuseppe Vermiglio – in cui il dialogo ravvicinato tra l’accigliato Abramo e il messaggero divino unisce l’osservanza dei contenuti devozionali allo studio dei grandi maestri del Cinquecento – alle copie in bronzo delle due formelle create da Ghiberti e Brunelleschi per il concorso del 1401.
Qui se la fluida danza delle forme media e riassorbe l’orrore della vicenda per Ghiberti, per Brunelleschi, invece, la narrazione assume toni concitati e intrisi di un forte dinamismo e di una profonda “coscienza”.
Perché ad essere sacrificato su quella montagna non è il figlio. Ma l’idea stessa del possesso. Della forza del possesso. Per ricordare come solo il vero amore rende liberi.
Liberi di essere sé stessi.
Capolavoro per Lecco 2023. Il mistero del Padre. Il segno di Michelangelo
promosso da Associazione Culturale Madonna del Rosario ODV, Comunità Pastorale Madonna del Rosario, Comune di Lecco
coordinamento Capolavoro per Lecco Mons. Davide Milani (presidente dell’Associazione Culturale Madonna del Rosario), Giorgio Cortella, Angela D’Arrigo, Susanna De Maron, Giancarlo Ferrario, Rosita Forcellini, Mario Galli, Laura Polo D’Ambrosio, Giorgio Melesi
percorso espositivo è di Studio di Architettura Melesi, realizzato da PK Studio
5 dicembre 2023 – 3 marzo 2024
Palazzo delle Paure
Piazza XX Settembre 22, Lecco
Orari: martedì: 10.00-14.00; mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica 10.00-18.00
Ingresso intero €2.00; gratuito un accompagnatore ogni quindici persone; Disabili e loro accompagnatore; Soci ICOM (International Council of Museum) con tessera in corso di validità; Minori di età inferiore ai 6 anni; Studenti delle scuole di ogni ordine e grado; Gruppi di catechismo; Partecipanti alle attività didattiche organizzate dal Si.M.U.L. o da altri enti, in collaborazione con il Comune di Lecco; Titolari della Card Abbonamento Musei Lombardia Milano e formula extra in corso di validità; Studenti universitari con University Student Card; Soci FAI e TC; Possessori di Wow Card; Clienti Trenord; Giornalisti con tessera di riconoscimento in corso di validità; tutte le visite sono guidate; Prenotazioni per gruppi, scuole e laboratori (Indicare giorno, orario e partecipanti a segreteria@capolavoroperlecco.it); la biglietteria chiude mezz’ora prima dell’orario di visita.
Info: www.capolavoroperlecco.it