PISA | Passaggi Arte Contemporanea | 25 ottobre 2014 – 28 febbraio 2015
Intervista a MARIAGRAZIA PONTORNO di Valeria Barbera
Una spiccata sensibilità ed attenzione al rapporto tra arte, natura e tecnologia, hanno contribuito alla nascita di Tutto ciò che so, personale di Mariagrazia Pontorno (Catania, 1978) da Passaggi Arte Contemporanea di Pisa (in mostra sino al 28 febbraio). Abbiamo utilizzato questo nuovo progetto, composto da un corpus di opere eterogenee – soprattutto per tecnica e linguaggi – ispirate ad alcune vicende legate alla storia dell’Orto Botanico di Pisa, come “pretesto” per un breve viaggio alla scoperta dell’opera e della poetica della giovane artista catanese…
Quali sono le fasi attraverso le quali si è evoluta la tua formazione e la tua poetica e che ti hanno portato all’utilizzo degli strumenti tecnologici come l’animazione e la stampa 3D?
Sono sempre stata attratta dai dispositivi tecnologici, dal progresso, dalla scienza, dall’arte, e la mia formazione non si è svolta in Accademia. Incontri importanti quando avevo appena vent’anni, come quelli con Silvia Bordini e Mario Sasso mi hanno instradato su un percorso che ho sentito subito appartenermi. Il lavoro di postproduzione per le opere di Sasso mi ha permesso di avvicinarmi all’animazione 3D, linguaggio in cui ho individuato delle rispondenze col mio sguardo sul mondo, la mia poetica. I primi lavori sono del 2003, da allora le tecniche si sono evolute in misura esponenziale, e così anche le possibilità che un artista ha di confrontarsi con l’artificiale a partire dal reale. Le orchidee in fotopolimero in mostra a Pisa, per esempio, sono per me la naturale conseguenza di un percorso iniziato un decennio fa e che ogni giorno si schiude a nuove possibilità.
Come nasce il progetto alla base della mostra Tutto ciò che so da Passaggi Arte Contemporanea? Come mai la scelta di legarla strettamente al territorio e alla sua storia prendendo spunto dalla vicenda dell’Orto Botanico di Pisa e del viaggio in Brasile del naturalista Giuseppe Raddi nel 1817?
Silvana Vassallo, direttrice di Passaggi Arte Contemporanea, mi ha invitata a visitare l’Orto Botanico di Pisa immaginando che avrei potuto pensare a un lavoro, era l’autunno del 2012 quindi due anni fa. Da allora sono tornata diverse volte all’Orto, ho passeggiato lungo i viali, ascoltato le storie di cui Leonardo Cocchi mi ha generosamente messo a parte, infine approfondito su testi di storia e di botanica. Mi è parso naturale lavorare su vicende così diverse e affascinanti, e usarle come cornice della mostra: la storia è passato, il passato è codifica della tradizione, la tradizione necessità per decodificare la contemporaneità. La vicenda di Raddi e della traversata oceanica alla volta del Rio De Janeiro, sulla nave che portava Leopoldina d’Asburgo verso il suo destino di prima imperatrice del Brasile, è già di per sé un’opera tanto è piena di vita, di avventura, bellezza. In mostra sono presenti dei collage, dei light box, una videoanimazione, due sculture. Adesso che il progetto si sta sedimentando dentro di me e posso guardarlo con più distacco posso dire che l’uso di tanti linguaggi e tante tecniche mi è servito per dare una forma rigorosa alle tante informazioni e altrettante suggestioni che ho ricevuto nell’ultimo periodo, alla stregua di un naturalista che necessita di classificare e mettere ordine nel caos magnifico offertogli dalla natura.
Il cortocircuito che si crea tra la modernità degli strumenti da te utilizzati e la stratificazione storiografica delle tematiche affrontate sono la chiave – credo – del fascino “stridente” delle tue opere. In che modo riesci a modularlo per evitare che un elemento sovrasti l’altro infrangendo questo sottile equilibrio?
In ogni lavoro è presente una linea ideale che congiunge passato e futuro: l’opera è metafora della storia che solca ogni manifestazione del reale, del racconto che si cela dietro tutte le cose. Mi piace scoprire la stratificazione di vicende, eventi e personaggi che sottende i luoghi veri e letterari che frequento, e poi rileggerli in chiave contemporanea, guardarli con gli occhi del presente.
Questo tipo di “contrasto” è comunque presente nella maggior parte della tua produzione che attraverso processi tecnologicamente molto sofisticati ed avanzati spesso è racchiusa in opere d’arte dall’aspetto “tradizionale”…
La cornice classica è un primo livello di lettura, familiare e conosciuto, che confina con quello sottostante, estraneo e perturbante. Faccio in modo che la zona di luce e quella d’ombra siano collegate, che l’una porti all’altra. Noi nasciamo e cresciamo nella tradizione, ne siamo imbevuti. Poi però c’è l’aspetto straniante del presente, in perenne tensione con la tradizione, è il punto di criticità che cerco di cogliere in ogni lavoro.
L’alta specializzazione dei linguaggi che usi immagino porti il tuo lavoro ad un incessante aggiornamento e a continui miglioramenti… Non hai il timore che l’aspetto delle tue creazioni corra il rischio di apparire “superato” troppo in fretta? Oppure non si tratta di un elemento di criticità ma di una ulteriore “stratificazione” di significati?
Credo che un’opera sia connessa alla tecnica tanto quanto ne è autonoma, inoltre non si sta parlando di tecnologia ma di arte. L’obsolescenza non è una categoria che l’arte può contemplare, sarebbe come dire che la pittura è superata perché esiste la fotografia, e che la fotografia non ha più senso perché c’è il video. Certo usare un linguaggio che si evolve e si modifica implica dei cambiamenti legati alla forma, rende tutto molto più liquido, ma è la poetica che orienta e innerva tutto, direzionando l’uso della tecnica. Del resto è la prima volta che la tecnica propone in modo così forte e incisivo un discorso su se stessa. Molta arte contemporanea proprio per questo è diventata anche metalinguistica, e lo trovo molto interessante.
Quali sono i tuoi riferimenti e le tue ispirazioni, anche al di fuori del mondo dell’arte?
Tutta la vita che ho intorno, tutto ciò che succede e che vedo, leggo, ascolto, osservo.
Mariagrazia Pontorno. Tutto ciò che so
25 ottobre 2014 – 17 gennaio 2015
Galleria Passaggi
via Garofani 14, Pisa
Orari: dal martedì al sabato 16.00 – 20.00 e su appuntamento
Info: + 39 050 8667468
+39 338 35 25 236
info@passaggiartecontemporanea.it
www.passaggiartecontemporanea.it