Vanillaedizioni
Intervista a MATTIA LAPPERIER di Francesca Di Giorgio
Continua la nostra ricognizione attorno ai progetti espositivi e alle pubblicazioni che nascono, traggono spunti, o semplicemente sfiorano, le tematiche vecchie e nuove del nostro contemporaneo e portate alla nostra attenzione anche a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso. Per la “serie” Letture Pandemiche (#letturepandemiche) abbiamo invitato il giovane critico e curatore Mattia Lapperier che, proprio nel pieno dello scorso lockdown ha ideato 40 days. Artisti in quarantena, un progetto strutturato in due parti distinte: una mostra e un libro edito da Vanillaedizioni. La mostra nasce da una call internazionale – From Studio Lockdown – promossa nella primavera 2020 dall’agenzia londinese EFG Art Ltd, che sostiene anche 40 days mentre il libro è attualmente alle stampe. Ne parliamo con il curatore…
Raccontaci la genesi del progetto e come sei arrivato alla rosa dei quattordici artisti che ne fanno parte. Il tutto è nato da una semplice telefonata con Elena Francia Gabriele, fondatrice di EFG Art Ltd. Ricordo perfettamente la serata in cui è avvenuta. Era il 30 marzo scorso, in pieno lockdown dunque, in un momento in cui il tempo era più che mai sospeso e la sorte dei nostri progetti irrimediabilmente segnata. Al pari della pressoché totalità delle attività, anche l’intero sistema dell’arte si trovava in una condizione di arresto forzato. Eppure, nonostante le considerevoli limitazioni con cui ognuno di noi faceva i conti quotidianamente, molti artisti continuavano a lavorare, il più delle volte nel più totale e straniante isolamento. È proprio a partire da tale consapevolezza che Elena ed io ci siamo persuasi sin da subito che sarebbe stato opportuno e quanto mai significativo raccontare proprio ciò che avveniva negli studi di quegli artisti o ovunque essi fossero in attività in quei mesi. Da qui sono nati tanto From Studio Lockdown quanto 40 days. Il progetto quindi è proseguito così com’era iniziato, da una serie di telefonate, questa volta rivolte ai diretti interessati. Le loro risposte, spesso entusiaste, non si sono fatte attendere.
Quale sentire comune avvicina i quattordici artisti da te selezionati? Come ti sei relazionato a loro come curatore, quali caratteristiche hai voluto mettere in evidenza?
La risposta più immediata – quindi probabilmente la più sincera – che mi verrebbe da dare a proposito di ciò che accomuna i quattordici artisti aderenti a 40 days è forse la loro risolutezza a non interrompere le proprie ricerche, nemmeno a fronte della criticità del periodo. In altre parole, mi ha colpito la loro affatto scontata capacità di adattarsi a una situazione completamente nuova, dalla quale hanno anzi provato a trarne qualcosa di positivo, a prescindere da quanto essa sia stata avversa, se non addirittura traumatica. Ogni artista ha saputo riconvertire il proprio linguaggio sulla base del distanziamento sociale che, per molti di loro, si è tradotto in isolamento (è il caso di Massimo Angei e Federico Montaresi), mancato accesso allo studio (Giovanni Frangi ha lavorato interamente da casa) o rinuncia ai consueti materiali di lavoro. Da tali premesse si è attivata una sorta di spinta creativa che ha condotto molti di loro a sperimentare tecniche mai sondate sino a quel momento, come, tra gli altri, Valeria Dardano con la cera o Giulio Zanet con il medium digitale. Altri ancora hanno sfruttato supporti conservati a lungo tempo e mai utilizzati: è il caso di Giorgio Distefano che ha inchiostrato carte pregiate acquistate da lui stesso in Cina o di Luca Matti che ha dipinto una carta anatomica proveniente dal Deutsches Hygiene Museum di Dresda, fortuitamente trovata anni addietro e casualmente riscoperta in fase di riordino dello studio. Leonardo Moretti, Andrea Famà e Andrea Bianconi hanno tentato nuove strade, Sabino De Nichilo e Lorenzo De Angelis hanno invece proseguito ciascuno la propria ricerca, avvalendosi però di mezzi diversi, rispetto ai consueti. Federica Gonnelli, suggestionata da un raro fenomeno atmosferico verificatosi durante il lockdown, ha invece mutato la destinazione di quello che era stato inizialmente concepito come un intimo diario sul proprio volto. Benché indotta da cause esterne, tale inedita modifica delle consuetudini più interiorizzate risulta comunque determinante nella valutazione complessiva di ogni pratica artistica condotta in quarantena. Si potrebbe arrivare ad affermare che l’isolamento sociale abbia originato lavori che, pur in tendenziale continuità con il linguaggio di ciascun artista, hanno rappresentato una tappa significativa nel loro percorso. A tal proposito, per accennare a un altro esempio concreto, Andrea Bruschi, negli stessi mesi, ha portato a compimento un ciclo di opere sulla stratificazione temporale, iniziato ben quattro anni prima. Con gli artisti si è innescata sin da subito un’intensa sinergia, alimentata dalla comune voglia di rimanere cerebralmente e operativamente attivi, forse anche nel tentativo di esorcizzare in qualche modo quella stasi che ci era stata inevitabilmente imposta. Per tirare le somme, ciò che senza dubbio mi premeva maggiormente nell’ideazione di 40 days era sottolineare come, persino in un periodo complesso come quello che abbiamo vissuto e che ancora oggi, purtroppo, stenta a darci tregua, resisteva ancora una concreta ed effettiva possibilità di ricerca artistica.
A causa del peggioramento della situazione sanitaria e del parziale lockdown in atto, la mostra è rinviata a data da destinarsi ma sono state individuate modalità alternative per far vivere il progetto…
Assolutamente sì. Con i ragazzi che gestiscono l’Associazione Quasi Quadro, il vivace centro culturale ed espositivo che ospiterà la mostra, abbiamo scelto consapevolmente di non annullare l’evento, minacciato dal perdurare dell’emergenza sanitaria. In piena coerenza con le premesse che hanno animato il progetto sin dalla sua nascita, abbiamo deciso che in una prima fase la mostra vivrà online attraverso la condivisione di contenuti digitali da parte dei canali ufficiali di Quasi Quadro e di quelli privati degli artisti, di Elena e i miei. Foto, video e dirette condotte sui social network non sostituiranno in nessun modo la mostra in presenza ma anzi la anticiperanno, valorizzandola, sino a che non sarà nuovamente possibile allestirla. 40 days partirà quindi in tutti i casi il 26 novembre 2020, certamente in una forma che non ci saremmo mai aspettati, dal momento in cui abbiamo iniziato a organizzarla.
La seconda parte del progetto è quella editoriale: 40 days. Artisti in quarantena è anche un libro edito da Vanillaedizioni. Partiamo dalla simbologia numerica, a cui il titolo si riferisce, per arrivare alle motivazioni che muovono l’intero progetto editoriale.
La mostra si intitola 40 days poiché, a prescindere dalla durata effettiva del lockdown generalizzato, quaranta giorni, in passato, era il periodo di confinamento – noto appunto come quarantena – ritenuto necessario per chiunque fosse stato in grado di veicolare malattie infettive. In effetti, non è un caso che sia stato individuato proprio un intervallo di tale durata. Il numero quaranta reca infatti una ben precisa simbologia. Nella Bibbia ad esempio ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo di prova, di isolamento o purificazione. Il Diluvio Universale durò appunto quaranta giorni e quaranta notti; Mosè sostò sul monte Sinai in attesa della legge divina per quaranta giorni; Gesù Cristo per lo stesso lasso di tempo si ritirò nel deserto. Per restare in ambito cristiano, i fedeli inoltre, tra rinunce e digiuni, attendono di celebrare la Pasqua dopo un periodo liturgico della medesima durata, detto Quaresima, appunto. Se a ciò si aggiunge che la gravidanza di una donna dura circa quaranta settimane, che il numero quaranta, secondo la smorfia napoletana, rappresenta la noia e che in termini esoterici esso indica la “prova iniziata”, il trapasso che permette una seconda nascita; risulta chiaro che, almeno da un punto di vista simbolico, tale numero e, per estensione tale intervallo di tempo, assuma di per sé il significato di interruzione, sospensione, indugio, attesa. Gli artisti, almeno non tutti, non si trovavano ovviamente in quarantena ma gli effetti psicologici e materiali del confinamento sono indubbiamente ed essa sovrapponibili. I mesi primaverili del 2020 sono stati eccezionali a tal punto da indurmi a credere che essi avrebbero potuto lasciare un segno, non solo nelle vite di ciascuno di noi, ma persino nelle arti visive. Per questo motivo ho avvertito la necessità di documentare le ricerche che gli artisti conducevano in quei giorni cruciali. Di conseguenza, Elena ed io ci siamo convinti che il modo migliore per raggiungere tale scopo fosse avvalorare tali sperimentazioni, proprio attraverso la realizzazione di un catalogo che comprendesse e riordinasse tutte quelle testimonianze dirette e quel materiale iconografico che avevo sin lì raccolto.
In un momento in cui il nostro settore vive stagioni di forte crisi, un tuo pensiero e un auspicio per il futuro…
Stiamo vivendo un periodo estremamente complesso, in cui persino le certezze più consolidate sembrano poter andare in fumo improvvisamente. La crisi che si riscontra nel sistema dell’arte è una delle tante manifestazioni di tale costante e diffuso senso di insicurezza e precarietà, esasperato dalla pandemia. Certamente non esiste una soluzione per poterne uscire nell’immediato, sarebbe bellissimo ma altrettanto inverosimile. Per questo credo che attendere tempi migliori non sia in definitiva la strategia vincente. Forse lo sarebbe invece, per prima cosa, accettare autenticamente la circostanza attuale, non con passiva rassegnazione, ma piuttosto muniti di quella giusta dose di determinazione, indispensabile per chiunque ambisca a individuare una soluzione efficace. Il secondo passo è ovviamente mettere in atto ciò che è stato precedentemente ideato e, a tal proposito, penso che gli artisti abbiano molto da insegnare all’intero sistema.
IL LIBRO:
Titolo: 40 DAYS – artisti in quarantena
Autore: Mattia Lapperier
Editore: Vanillaedizioni
Pagine: 64
ISBN: 978-88-6057-481-7
Prezzo: € 20
Info: www.vanillaedizioni.com
LA MOSTRA:
40 days. Artisti in quarantena
a cura di Mattia Lapperier con la collaborazione di EFG Art Ltd di Elena Francia Gabriele
ARTISTI: Massimo Angei, Andrea Bianconi, Andrea Bruschi, Valeria Dardano, Lorenzo De Angelis, Sabino De Nichilo, Giorgio Distefano, Andrea Famà, Giovanni Frangi, Federica Gonnelli, Luca Matti, Federico Montaresi, Leonardo Moretti, Giulio Zanet.
26 novembre 2020 – 10 gennaio 2021
Mostra temporaneamente sospesa in ottemperanza al DPC del 4 marzo 2020
Associazione Quasi Quadro
Via Feletto 38, Torino
Info: www.quasiquadro.eu