Venezia | Palazzo delle Prigioni | fino al 24 novembre 2019
di FRANCESCA DI GIORGIO
Gli artisti che utilizzano i digital media restano per noi tra i più apprezzati di questa ultima edizione della Biennale d’arte veneziana (dato che emerge dalla nostra selezione tra gli artisti presenti nella mostra firmata Rugoff, uno per tutti: Hito Steyerl) e che potrebbe farci individuare una vera e propria tendenza all’interno dell’ampio spetro di linguaggi del contemporano.
3x3x6 il progetto di Shu Lea Cheang che, tra gli eventi collaterali ufficiali in Biennale, rappresenta il padiglione taiwanese è forse il più emblematico di questa “ondata digital” veneziana.
Shu Lea Cheang è un’artista multimediale considerata pioniera della net art ed esploratrice dei mutevoli rapporti tra tecnologia e politica del corpo nell’era del tardo capitalismo e della globalizzazione.
Subito dopo che il World Wide Web fu reso disponibile per l’accesso pubblico nel 1990, l’artista, intraprese un viaggio per espandere i nuovi media oltre le funzioni conosciute della comunicazione digitale. I suoi film, installazioni, interfacce interattive e performance dal vivo riflettono sul potere delle immagini e delle finzioni per sovvertire le rappresentazioni normative di genere, sessualità e razza. Come prima artista donna a rappresentare Taiwan alla Biennale di Venezia, Cheang ha creato una nuova opera ad hoc ispirata alla storia della sede espositiva, Palazzo delle Prigioni, che ebbe, appunto, la funzione di prigione nel XVI secolo. Il titolo del lavoro, invece, è una “combo” tra il 3×3 dei nove metri quadrati della cella costantemente monitorata da 6 telecamere(da qui la grafica ricorrente di un telecamera su tutta la comunicazione del progetto).
3x3x6 parla quindi delle realtà del carcere come luogo fisico (la cella) e mentale (i dispositivi di sorveglianza digitale).
A questi elementi “tecnici” si aggiungono i “casi studio”, le dieci storie di individui che sono stati emarginati o incarcerati a causa di differenze di genere, preferenze sessuali o differenze razziali. Tra gli illustri carcerati anche Casanova, che nel diciottesimo secolo evase proprio dal Palazzo delle Prigioni, Michel Foucault, il Marchese de Sade…
Tutti casi raccontati tramite un’installazione multimediale immersiva, e attraverso documenti d’archivio ma anche fake news che (s)popolano tanto su web.
Consapevolmente anche noi, nel momento in cui varchiamo la soglia d’ingresso siamo coinvolti nel sistema. Avviene il ribaltamento tra osservato e osservatore: viene eseguita una scansione del nostro volto, la cui immagine sarà sucessivamente modificata. Ancora una volta un “gioco” tra realtà e finzione, tra strategia e manipolazione.
3x3x6. Taiwan in Venice
Shu Lea Cheang
58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Evento Collaterale
a cura di Paul B. Preciado
Promosso e organizzato da Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
9 maggio – 24 novembre 2019
Palazzo delle Prigioni
Castello 409, San Marco – Venezia
Info: www.taiwaninvenice.org