MILANO | Palazzo Reale | 23 marzo – 10 luglio 2016
di MATTEO GALBIATI
La figura di Umberto Boccioni (1882-1916) si lega alle vicende della propria ricerca al movimento futurista, di cui fu certamente eminente figura di riferimento, ma la lettura delle sue opere, nel complesso della loro storia, dagli esordi alla partecipazione al movimento avanguardista, permette di restituire una considerazione e una valutazione ben più ampia della sua esperienza artistica che lo vede formarsi ed essere legato tanto ai linguaggi che generazionalmente l’hanno preceduto, quanto di verificare come fosse aggiornato e connesso con le principali voci artistiche e intellettuali della sua epoca a livello internazionale.
La mostra che Palazzo Reale di Milano presenta fino al mese di luglio, non è semplicemente una esposizione celebrativa legata alla ricorrenza del centenario della morte dell’artista, quanto un vero e proprio progetto di approfondimento e di lettura critico-storica che, proprio in tale occasione commemorativa, apre prospettive inedite di conoscenza al grande pubblico – e non solo – sulla figura emblematica di questo grande artista.
Con Umberto Boccioni (1882 – 1916). Genio e Memoria il Boccioni che emerge non è, quindi, solo quello “noto”, ma lo si rilegge alla luce di una complessa rete di correlazioni che indicano il percorso evolutivo e le numerosi fonti da cui la sua pittura ha imparato ad attingere e quelle energie e quelle peculiarità che ne hanno determinato il destino e l’affermazione, bruscamente interrotta dalla morte prematura.
L’allestimento si avvantaggia della peculiare ricchezza dei materiali esposti che, forti di 280 opere, non si limita solo a disporre sequenze di dipinti, ma alterna, sezione dopo sezione, anche il coerente apporto di numerose altre fonti che comprendono disegni, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, carte, libri, riviste e documenti di ogni natura che integrano, con misurata attenzione e precisa puntualità, la sequenza cronologica scelta per illustrare la pittura boccioniana.
Muovendosi tra capolavori provenienti dalle diverse collezioni milanesi, cui si aggiungono numerasi prestiti nazionali e internazionali, incontriamo un Boccioni che dialoga con altri grandi maestri come Fattori, Previati, Balla, Severini, fino ad arrivare a Medardo Rosso, Picasso o Rodin: la sequenza concatenata di opere e documenti lascia leggere le reciprocità che inquadrano la stimolante energia di un talentuoso artista che non poteva che non aderire alla visionaria e propulsiva avanguardia futurista. Il suo segno pittorico, maturato dall’eredita dell’Impressionismo e del Simbolismo, senza mai dimenticare quell’arte classica e antica, tanto vituperata dagli stessi futuristi, ci raccontano la vigorosa e motivata esperienza boccioniana votata ad un costante e progressivo superamento di ogni dato acquisito, atteggiamento che opera dopo opera gli lasciava aprire spiragli per una costante evoluzione dei propri assunti.
L’audace segno vibrante, innervato dalle vitalistiche accensioni cormatiche, portano un’iniziale matrice ottocentesca a decorrere rapidamente nelle contemporaneità delle innovazioni del XX secolo, da lui osservate secondo prospettive europee e internazionali: la sua azione non si chiude nell’intuizione istintiva di un giovane talento, ma lascia vedere la salda convinzione espressiva di chi ha chiara la determinatezza della propria volontà rivoluzionaria. Dalla pittura agli sviluppi palatici della scultura, i cui volumi trasferiscono nelle tre dimensioni i vorticosi piani che tagliano molte delle sue opere (esposti ci sono grandi suoi capolavori), si proclama la sua voce nuova e innovatrice.
Quello che emerge dalla mostra, quindi, supera la scansione di generi e stili, di correnti e di epoche strettamente legate e connesse, e rimanda il nostro sguardo ad una leggibilità complessiva del suo lascito indirizzato a cercare la dimensione di una contemporaneità espressiva adeguata al tempo della storia, sviscerando le radicate e volitive reminiscenze del passato.
L’unico neo di una mostra, che ha in sé tutto di giusto, è quello di concludersi troppo presto, costretta a interrompersi bruscamente, suo malgrado, come la vita di Boccioni, spazzata via a trentaquattro anni, per le conseguenze di una caduta da cavallo, tragica e beffarda sorte per chi, del mito della macchina, aveva fatto un tema fondamentale della propria visione.
S’interrompe allora quella nostra lettura, accesa nell’interesse, dalla qualità ampia delle testimonianze qui repertoriate e, proprio, sulle ultime opere, sugli ultimi ritratti e le ultime figure si riportano ancora quell’impazienza irrisolta e irrisolvibile che ha dominato la caratterialità dell’artista. Un tratto questo che ha dominato, coerentemente, tutte le sue produzioni, presentandoci un temperamento deciso e sicuro nelle sue esperienze – come annotava Argan – capace di slanci verso nuovi orizzonti tutti da definire e decifrare.
Consumatasi troppo velocemente, la sua storia non ci permette di attestare se la maturità lo avrebbe indicato come un maestro, ma certamente l’affermazione del suo carisma e l’ambizioso talento risolto in un’illuminante breve carriera, hanno contribuito a pronunciarne non solo il mito, ma anche ad affermare e consolidare la forza innovatrice del suo insegnamento, sempre tanto lungimirante quanto mai sporadico.
Umberto Boccioni (1882 – 1916). Genio e Memoria
a cura di Francesca Rossi con Agostino Contò
comitato di consultazione scientifica composto da Flavio Fergonzi, Danka Giacon, Mariastella Margozzi, Antonello Negri, Federica Rovati, Aurora Scotti, Cristina Sonderegger, Paola Zatti e della collaborazione tecnico-scientifica dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
promossa da Comune di Milano
nell’ambito dell’iniziativa Ritorni al Futuro
un progetto Castello Sforzesco, Museo del Novecento e Palazzo Reale
prodotto e organizzato da Palazzo Reale, Castello Sforzesco e Electa
catalogo Electa con testi di
23 marzo – 10 luglio 2016
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Orario: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30; 2 giugno 9.30-22.30 (ultimo ingresso 21.30); ultimo ingresso un’ora prima della chiusura della mostra
Ingresso intero €13.00; ridotto €11.00 per gruppi di almeno 15 e massimo 25 persone, visitatori oltre i 65 anni, visitatori da 6 a 26 anni, portatori di handicap, possessori Card Annuale Civici Musei Milanesi, Card Musei Lombardia Milano, soci TCI Touring Club con tessera, soci FAI con tessera, aderenti all’iniziativa “Lunedì Musei” (Museo Poldi Pezzoli e Museo Teatrale alla Scala), militari, forze dell’ordine non inservizio, insegnanti; ridotto speciale €6.00 gruppi di studenti delle scolaresche di ogni ordine e grado, gruppi organizzati direttamente dal TCI Touring Club o dal FAI (ai quali non si deve applicare il diritto fisso di prevendita), possessori di biglietto ferroviario TGV Parigi/Milano volontari del servizio civile nazionale con tesserino di identificazione, giornalisti con tessera OdG con bollino dell’anno in corso; biglietto famiglia adulto €11.00, ragazzi €7.00 1 o 2 adulti + ragazzi (dai 6 ai 14 anni); gratuito minori di 6 anni, guide turistiche abilitate con tesserino di riconoscimento, un accompagnatore per ogni gruppo, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, un accompagnatore per disabile che presenti necessità, un accompagnatore e una guida per ogni gruppo Touring Club e FAI, giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa del Comune e della mostra, dipendenti della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici e Architettonici di Milano, tesserati ICOM, possessori CARD OTTO/NOVECENTO
Il biglietto d’ingresso alla mostra include anche l’ingresso alla mostra 2050. Breve storia del futuro e offre la possibiltà di visitare gratuitamente il Museo del Novecento
Info: +39 02 92800821
www.palazzorealemilano.it