VENEZIA | Padiglione Grenada | 56. Esposizione Internazionale d’Arte | 9 maggio – 22 novembre 2015
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Intervista a FRANCESCO BOSSO di Francesca Di Giorgio
Sulla “vena” dei grandi della fotografia americana come Edward e Brett Weston, Francesco Bosso (Barletta, 1959), che ha lavorato negli Stati Uniti con John Sexton e Alan Ross – assistenti di Ansel Adams – interpreta il paesaggio e la natura primitiva mediata da un bianco e nero “profondo”, nei valori tonali e nei contrasti, e “pulito” nei bianchi, preferendo i grandi formati e sperimentando processi di sviluppo e stampa tradizionali.
La tecnica racconta molto della dimensione “minimal” e silenziosa dei luoghi che Bosso fotografa soprattutto nelle serie più recenti, dopo un passato trascorso in Africa e in Cina con un “taglio” da reportage etnico ed antropologico. A Venezia, Arrays (Hawaii, 2015), presentata per il Padiglione Nazionale di Grenada – il secondo più piccolo stato indipendente del continente americano, nel mar dei Caraibi sudorientale, alla sua prima partecipazione in Biennale – sintetizza la direzione della sua ultima ricerca su cui, sempre a Venezia, negli spazi del Centro Culturale Candiani, si è concentrata anche la monografica The beauty between order and disorder a cura di Walter Guadagnini, una mostra (conclusa a fine giugno) che spazia tra l’evoluzione più recente degli scatti di Bosso in oltre 60 lavori…
La scelta del bianco e nero in fotografia permette di comprendere una “filosofia” e un modo di vedere il mondo… Puoi raccontarci il tuo?
L’espressività del bianco e nero coincide con la visione minimalista del mio approccio all’immagine. Ho studiato a lungo le tecniche della fotografia in bianco e nero in quell’humus straordinario del South West americano dove sono stato contaminato dall’interesse nel medium fotografico attraverso le visioni di grandi maestri e grandi fotografi. L’esclusione del colore per me non è una limitazione, ma un modo per concentrare su pochi elementi e in estrema sintesi il concetto visuale che si pone alla mia attenzione, una distillazione dell’immagine.
Cosa comunica invece la scelta dei luoghi che ami fotografare?
Nelle mie intenzioni un’atmosfera, capace di immergere l’osservatore in una dimensione fuori dallo spazio/tempo e consentire, anche solo per un attimo, di emozionarsi.
Walter Guadagnini, sul tuo lavoro scrive di una “espressione che ragiona in modo pittorico”. Si può parlare di un confronto diretto con la pittura di paesaggio e la “corrente” romantica con un filtro contemporaneo? Come ti relazioni a questi importanti riferimenti?
Direi che l’influenza “classica” dell’Arte in genere ha contribuito a delineare il mio stile.
Senza le futili parodie e stravaganze della fotografia d’Avanguardia, la mia ricerca espressiva va verso la definizione di un Paesaggio contemporaneo che esula dalla visualità frontale stereotipata andando oltre i codici riconosciuti della Bellezza o del Disordine.
L’approccio pittorico è un eccellente riferimento legato anche al mio modus operandi, perché esattamente come un pittore lavoro sull’opera per giorni o anche settimane fino a che non è compiuta!
Ci parli dell’opera che hai scelto per la tua partecipazione al Padiglione Grenada alla 56. Biennale di Venezia? Quali riflessioni mette in luce rispetto al tema di Present Nearness (del Padiglione Nazionale) e della mostra All the World’s Futures, pensato per questa edizione della Biennale dal curatore Okwui Enwezor?
Si tratta di un’opera particolare realizzata appositamente per la Biennale di Venezia, di dimensioni importanti per un’opera analogica. È un trittico che scompone e ricompone il paesaggio di una meravigliosa scogliera delle isole Hawaii, che esprime in pieno il “Disordine”, uno dei temi della Biennale, come concetto esistente di default nella Natura e che in assenza di disturbo (spesso da parte dell’uomo) essa stessa riporta all’Ordine in un ciclo infinito.
Progetti in cantiere?
Il mio lavoro è un continuo work in progress, dove viaggiano in parallelo diversi progetti contemporaneamente, in questo momento in particolare sono concentrato sulla conclusione della serie AFTER DARK, che sarà esposta nella mostra che inaugurerà a Torino il 24 settembre prossimo negli spazi della Galleria Photo & Co.
56. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Present Nearness
Commissario: Ministero della Cultura di Grenada
Curatori: Susan Mains, Francesco Elisei
Opere di: Oliver Benoit, Asher Main, Maria McClafferty, Carmine Ciccarini, Giuseppe Linardi, Francesco Bosso, Susan Mains
Padiglione Grenada
Officina delle Zattere, Sala Tiziano – Opera don Orione Artigianelli
Fondamenta delle Zattere ai Gesuati, Dorsoduro, Venezia
9 maggio – 22 novembre 2015
Orari: martedì/domenica 10.00 – 18.00
Info: +39 041 5234348
info@arteeventi.com
www.officinadellezattere.it
grenadavenice.org